mercoledì 18 marzo 2015

Von Hertzen Brothers: New Day Rising Recensione

Von Hertzen Brothers - New Day Rising


Spinefarm Records

Release date: 20.3.2015

Track list
01. New Day Rising
02. You Don’t Know My Name
03. Trouble
04. Black Rain
05. Hold Me Up
06. Love Burns
07. Dreams
08. Sunday Child
09. The Destitute
10. Hibernating Heart

Cosa intendessero i Von Hertzen Brothers, veterani della scena prog-rock finlandese con New Day Rising, nuovo lavoro in uscita il 20 Marzo per la Universal, non ci è dato saperlo, se non dopo aver ascoltato tutto l'album in questione.

L'aura di positività e la galvanizzante energia vitale che un titolo del genere inevitabilmente ci attendiamo porti con sé, sono chiaramente percepibili sin dall'ipnotico giro di chitarra in apertura della prima track, quella che, non a caso, dà il titolo all'album e vengono confermate dai cori, sempre ben curati e accattivanti, mai banali. Il video di questo pezzo è stato già pubblicato sul canale youtube ufficiale della band e vale la pena darci un'occhiata, specialmente se si è amanti dei vasti panorami nordici o dei transatlantici vichinghi.

"You Don't Know My Name" è un bel pezzo veloce e tirato in cui, però, è stato scelto, probabilmente per creare contrasto, un colore vocale più leggero, delicato, che torna graffiante nel refrain, mentre le chitarre e le tastiere ci catapultano all'indietro negli anni 70'.
"Trouble", dagli accordi iniziali, sembra proprio una ballata in stile Led Zeppelin, ma poi riaffiorano i suoni cupi delle chitarre e del basso, catturando l'attenzione e distraendoci dalla linea melodica che, improvvisamente, viene ripresa dalla delicatezza vocale di Mikko (che mi ricorda quella di Chris Cornell) capace di accarezzare, oltre che graffiare, cosa che fa, in effetti nel ritornello, raggiungendo tonalità di tutto rispetto.
"Black Rain" ci introduce dolcemente al tema del dolore, quello fatto da molti momenti bui. Risalta, anche qui, un certo contrasto tra il contenuto e la forma, per la scelta di linea vocale e arrangiamenti.
"Hold Me Up" somiglia tanto a un inno nel refrain, cosa che, secondo me, la renderà una delle canzoni preferite e più cantate dalla platea durante i live. Molto intrigante "Love Burns", che ha un mood e un appeal che la rendono un po' distaccata dalle tracce precedenti. I cori e la voce di Mikko spiccano per intensità. "Dreams" è subito introdotta da un coretto di "Oh-oh-oh" che rimane piantato nella memoria con la velocità di un lampo. L'atmosfera è vagamente simile a quella dell' indimenticato "Lemon Tree" dei Fool's Garden, tanto per intenderci.
"Sunday Child" ci riporta in un ambiente un po' new age, per effetti e atmosfera, con l'intro strumentale di un minuto in un pezzo che ne dura quasi 7 e che, chiudendo gli occhi, ci fa viaggiare con la mente verso mete lontane, costellate da frammenti in cui si riflettono immagini di cascate, pareti rocciose e foreste verdi e fresche. In effetti ci sentiamo già "exploring the unknown" ancora prima che Mikko apra bocca.
"The Destitute" è tutta cantata a più voci, con cori piuttosto veloci e in tonalità abbastanza alta, caratteristiche che la rendono la canzone più confusionaria dell'intero album, e mi riferisco alla sensazione di confusione e leggero stordimento che potrebbe insorgere nell'ascoltatore, non di certo all'indiscutibile capacità tecnica e compositiva della band.


"Hibernating Heart", giro di chitarra struggente, flauto di Pan lieve, delicato e voce che raggiunge note altissime funge da degna chiusura per un album da ascoltare e riascoltare con la dovuta attenzione; non è fatto per andare a loop nello stereo mentre nel frattempo si gira per casa a ciondolare o con il più nobile intento di riordinare qua e là. Non è un album che può fare da soundtrack alla nostra giornata tipo, poiché necessita di un ascolto in grado di percepirne tutte le mille sfumature, dato che la band stessa mescola sapientemente più generi (classic rock, progressive, folk, punk...) e in quasi ogni pezzo. Quindi consiglierei di metterlo su, con luce soffusa, e di accomodarsi in poltrona.
Della stessa band consiglio vivamente di ascoltare anche gli album precedenti o almeno pezzi come "Coming Home", "Flowers And Rust" e "Angel's Eyes"


Voto: 9/10
Margherita Realmonte (Meg) Les Fleurs Du Mal

http://www.vonhertzenbrothers.com/
http://www.spinefarmrecords.com/

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