venerdì 15 gennaio 2016

WRATHRONE - Born Beneath Review

"Born Beneath"

Release: 22.01.2016


Hometown: Laitila (Fin)

Genre: Death Metal

Tracklist:
1. Born Beneath
2. Age of Decadence
3. Eternal Salvation
4. Failing flesh, enduring spirit
5. Blunt Blade Birth
6. Dead End
7. Sea of Sickness
8. Carnal Lust


Scordatevi le strenne natalizie, i cori epici di una musica che arriva a toccare le sfere celesti, dimenticatevi voci soavi e limpide che sembrano essere l'estensione del canto di un angelo pronto ad incantarvi e a irretirvi. Oggi parliamo di metal cattivo, cattivissimo, diciamo pure brutale. Si astengano da andare oltre alla lettura i deboli di cuore (e di orecchie) che non possono sopportare la dura realtà: a volte la musica sa essere davvero rude, grezza, un death metal vecchia scuola dalla pasta granulosa, con un retrogusto ferruginoso di sangue che si sedimenta in bocca insieme a qualche dente saltato a causa di un pugno in pieno viso. 

Non è sempre tutto pulito, non c'è sempre la luce in fondo al tunnel: a volte capita che nel tunnel ci sei dentro e che quella luce è solo un treno merci pronto a schiantarsi contro di te e farti male, molto male. E questo treno ha un nome, quello dei Wrathrone il cui unico obiettivo sembra quello di farci aggrovigliare le budella con le otto tracce del loro album, Born Beneath.

Riff rabbiosi, accelerati, un ritmo forsennato che non ti lascia scampo, bassi corposi e potenti che risuonano con gravosa crudeltà all'interno di un'atmosfera cupa e pesantissima nella quale tutto sembra avere la sua giusta collocazione, perfino le imperfezioni che diventano poi quella marcia in più del disco, sporcature che non sono state messe a caso ma che aumentano l'autenticità, la sofferenza, la grana di un album esplosivo e duro.

Tra tutti i brani spiccano certamente "Age of Decadence" e "Carnal Lust", emblematici di un genere che ha visto fra i suoi capi saldi band come Death e Cannibal Corpse, forse perché racchiudono proprio tutta quella crudele agonia che la band finlandese ha voluto mettere in ogni pezzo, con grugniti gutturali che ti graffiano i timpani e una strumentazione martellante ed implacabile che si fa cifra stilistica di un mondo che sta andando in pezzi e che solo la musica sembra essere in grado di descrivere. 

7.5/10
Dora

Band:
Lauri Holm - Guitars
Matti Vehmas - Vocals
Pekka Wärri - Bass
Mikael Ruoho - Drums
Vili Mäkinen - Guitars & Backing Vocals

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