giovedì 5 novembre 2015

EAGLES OF DEATH METAL - Zipper Down review

Zipper Down



Release Date02 ottobre 2015

Label: T-Boy Records

           Universal Music


Track list:
Complexity
Silverlake (K.S.O.F.M.)
Got a Woman
I Love You All the Time
Oh Girl
Got the Power
Skin-Tight Boogie
Got a Woman" (slight return)
The Deuce
Save a Prayer (Duran Duran)
The Reverend



La premiata ditta Hommes e Hughes, altrimenti noti come Eagles Of Death Metal, con il nuovo lavoro, "Zipper Down", uscito agli inizi del mese scorso per la T-Boy Records, ha fatto ancora centro.

Seppure della durata totale di appena una trentina di minuti, l'album scorre via gradevolmente, presentandoci 11 tracce piuttosto omogenee, di cui una reprise e ben 4 covers, tra le quali spicca senza ombra di dubbio la coraggiosa "Save A Prayer", una delle pietre miliari dei Duran Duran, rivisitata e corretta, in una versione più cazzara e abbastanza stravolta che rimane, però, sempre riconoscibile e cantabilissima. 

Dal primo all'ultimo, il duo di Palm Springs inanella una serie di godibili pezzi dal sapore un po' vintage negli arrangiamenti e nella sezione ritmica; eh sì, che non gliene vogliano i rockers più incalliti e conservatori, ma sembra proprio che in questo album i due abbiano riscoperto l'indiscutibile fascino dei synth ottantiani, aspetto che, probabilmente, li renderà più melliflui agli orecchi dei sostenitori di un hard rock tosto e ruggente. 

Tra le tracks più stuzzicanti sicuramente "Complexity", "I Love You All The Time" e "Oh Girl", che poi sarebbero quelle coverizzate dall'album solista dello stesso Hughes, Honkey Kong, del 2011. 
"Silverlake", "Got The Power" e "Skin-Tight Boogie", sono interessanti tutte e tre per motivi diversi. Notevoli anche "Got A Woman", "The Deuce" e "The Reverend", pezzo di chiusura di un album che si difende bene, mantenendo alto il ritmo, sempre veloce e coinvolgente, che fa breccia soprattutto in pezzi come "I Love You All The Time", con quel suo francese accattivante e spiritoso allo stesso tempo e come l'opener, che riesce a farci perdere la testa in una serie di vorticose volute di fumo, che finiscono col trascinarci senza pietà nel pieno del groove più sudato e sfrenato.

A tutti quelli che storcono il naso, non sapendo bene come collocare, come etichettare questa band, mi permetterei di far osservare che, dopotutto, quel che conta è sempre la capacità di farti muovere il culo, quindi...qualunque “cosa” facciano, la sanno fare e la fanno bene! Buon ascolto, invece a tutti gli altri, a quelli che si prendono meno sul serio e che amano stare al di fuori degli stereotipi. 

7/10 
Margherita Realmonte (Meg) 

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