martedì 30 giugno 2015

HEVILAN - The End Of Time Recensione

The End Of Time

Release: 26.06.2015


Tracklist:
1. Regenesis   
2. Shades Of War
3. Minus Is Call   
4. End Of Time   
5. Desire Of Destruction
6. Sanctum Imperium
7. Dark Throne Of Babylon   
8. Son Of Messiah
9. Loneliness
10. Blinded Faith










Ciò che vi stiamo proponendo oggi non è proprio un album nuovo di zecca, bensì la ristampa dell’ultimo lavoro degli Hevilan, band brasiliana che la Massacre Records ha voluto diffondere sul mercato a livello europeo.

The End Of Time è un vero e proprio sambodromo di suoni, dove le migliori scuole power ed heavy metal scendono sulla strada già percorsa da gruppi come Angra, con tutta la straordinaria vitalità.
 

"Regenesis" apre le danze sferzando l’aria a colpi di riff potenti e ritmi incalzanti, ottimo il fraseggio fra le tre voci che, senza alcun tipo di forzatura, consegna un album ruvido e melodico al tempo stesso.


Colpiscono le orchestrazioni, "Desire Of Destruction" gronda potenza e convinzione nella parte più classica del metal, mentre "Son Of Messiah" è un duro lavoro di chitarre dalle tinte carioca.



Un album che stuzzicherà l'appetito dei fan del genere e complimenti alla Massacre per la sua lungimiranza.






7,5/10
Michela




Membri: Alex Pasqualle - Vocals 
Johnny Moraes - Guitars 
Biek Yohaitus - Bass 
Special Guests Aquiles Priester - Drums 
Vitor Rodrigues - Vocals


venerdì 26 giugno 2015

DOPE STARS INC – TeraPunk

DOPE STARS INC – TeraPunk




LabelSubsound Records


Release date: 13th February 2015 (digital)



Tacklist:
01. It's Going To Rain For You
02. Many Thanks
03. Don't Wanna Know
04. Take It
05. Do It Yourself
06. Along With You
07. You Have No Chance
08. Dressed Inside Your Fear
09. Spider Claw
10. The Believer





L’ottimo Neuromance uscito nel 2005 ed il lungo tour in Russia che li ha visti protagonisti nel 2013 hanno fatto guadagnare ai nostri ragazzi capitolini un nutrito stuolo di fan, soprattutto in ambito internazionale, così da averli spinti a presentare nelle due città più rappresentative, Mosca e San Pietroburgo, i primi brani del nuovo album TeraPunk (uscito lo scorso febbraio).

Cavalcando l’onda industrial, Victor Love (produttore, tecnico del suono e mente dei Dope) è tornato a far parlare di sé. Il quinto lavoro del gruppo è una marcia inarrestabile di suoni, sia dal punto di vista analogico che digitale. La perfetta fusione tra la strumentazione vera e propria e la tecnologia rappresenta, ora più che mai, il loro marchio di fabbrica.

Un viaggio intrigante e sfacciato nell’industria “Dope Star Inc.” dove ogni singolo strumento viene assemblato con precisione chirurgica, per ottenere un album policromatico le cui iridescenze si propagano dal cyber punk al glam rock, fino ad arrivare al cuore pulsante del dark più violento ed oscuro.

L’essenzialità dei testi alleggerisce il sofisticato suono dei synth, mentre le brucianti chitarre post metal evitano la trappola di una tracklist un po’ troppo statica e ripetitiva.


Forse Neuromance rimane ancora un ricordo lontano, ma il loro è un graditissimo ritorno che ci rende fieri dei “nostri” ragazzi!



7/10
Michela


Members:
Victor Love: Produttore, voce, chitarra, sintetizzatori, Drum Machine
La Nuit: Chitarra
Darin Yevonde: Basso
Ash Rexy: Tastiere, DJ
Andreas Delorean: Drums


Link:
Sito Ufficiale: www.dopestarsinc.com
Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Dope_Stars_Inc.
Facebook: http://www.facebook.com/dopestarsinc
Twitter: http://twitter.com/dopestarsinc
Youtube: http://www.youtube.com/dopestarsinc

giovedì 25 giugno 2015

Unleash the Archers - Time Stands Still Recensione


Unleash the Archers - "Time Stands Still"



Release: 26 Giugno 2015


Label: Napalm Records


Tracklist
01. Northern Passage
02. Frozen Steel
03. Hail of the Tide
04. Tonight We Ride
05. Test Your Metal
06. Crypt
07. No More Heroes
08. Dreamcrusher
09. Going Down Fighting
10. Time Stands Still


Photo Credit: Shimon Karmel


Ci sono album che sembrano essere fatti apposta per determinate situazioni. Alcuni sono perfetti per le uggiose giornate di pioggia, quelle dove l'ozio ha la meglio su tutto il resto o dove è la malinconia la vera protagonista, latente e silenziosa, perfetta compagna di un sound che ben traduce sentimenti ed emozioni complesse, a volte perfino inesprimibili in altro modo se non in musica. Ci sono album che, invece, sanno di caldo estivo, di giornate soleggiate, di corpi che danzano in movimento, sudati e magari saturi di birra, in preda alle passioni più viscerali e terrene che si dimenano sotto un palco a picco sotto il sole cocente, proprio là dove si consuma la vita più vera, quella che forse dura solo per la durata di nemmeno cinquanta minuti o poco più, ma che vale la pena di essere vissuta.


Time Stands Still dei canadesi Unleash the Archers è certamente un disco che appartiene a questa seconda categoria, pregno di un metal potente e ricco, poderoso e distruttivo, carico di cori che non vorresti mai smettere di cantare e che ti spingono ad alzare i pugni al cielo anche se sei chiuso tra le quattro mura di un ufficio, scordandoti di tutto e tutti, magari anche rischiando di essere preso per pazzo perché ti sei dimenticato di essere ancora a lavoro e non sotto a quel palco che tanto stai aspettando di poter calcare insieme alle tue band preferite.

Se c'è una cosa che la musica di questo quintetto sa fare è il riuscire a prenderti allo stomaco, farti scordare del presente, portarti lontano con la mente e liberarti dalle catene che la vita ti impone tutti i giorni, facendoti svagare quel tanto che basta da far scivolare il tempo.

I pezzi proposti sono divertenti, impossibili da smettere di cantare già dal primo ascolto, si insinuano persistenti nella mente grazie a ritornelli accattivanti e ad una struttura circolare che si ripete sempre uguale a se stessa diverse volte all'interno della canzone, arricchita da assoli di chitarra niente male e da ottime inserzioni di batteria che ci dà dentro con una certa energia battendo forsennatamente il tempo, lo stesso che corre via attimo dopo attimo.

La voce di Brittney Slayes è in perfetta forma, ma anche quelle di Truesdell e  Kingsley non sono da meno ed insieme offrono performance davvero ottime dal punto di vista vocale, mai stucchevoli o banali, apprezzabili soprattutto in tracce come "Hail of the Tide", "Tonight We Ride" o "No More Heroes".


La pecca che forse sembra essere un po' troppo persistente è una certa ripetitività dello schema complessivo dei brani, che sarebbero risultati egualmente incisivi anche con un ritornello in meno; difetti a parte, quello degli Unleash the Archers è un ottimo disco da sentire a tutto volume sia in casa con le finestre spalancate (saranno felici i vostri vicini!) o anche in macchina magari proprio mentre vi recate ad un festival tanto agognato, preparandovi al meglio a questa estate di fuochi d'artificio fatti a forma di nota musicale.


7/10
Dora

Members:
Brittney Slayes - Vocals
Scott Buchanan - Drums
Grant Truesdell - Guitar, Vocals
Andrew Kingsley - Guitar, Vocals
Kyle Sheppard - Bass











martedì 23 giugno 2015

To/Die/For - "CVLT"

To/Die/For - "CVLT"


Release Date: 26.06.2015
Label: Massacre Records

Tracklist:
  1. In Black
  2. Screaming Birds
  3. Unknow III
  4. Mere Dream
  5. You
  6. Straight Up
  7. Let It Bleed
  8. End Of Tears
  9. Dying Embers - Demo 2001 (Only on Massacre Records digipack)


Artwork: Raziel Kainen (Loud N' Clear, Dead Culture, Memnoir)

"Tuli, joka palaa tuhkien alla"

Mentre un timido sole inizia a mitigare il clima rendendo le giornate più lunghe e luminose, i To/Die/For invertono le stagioni facendoci nuovamente piombare nell'oscurità struggente e silenziosa dell'anima.

CULT non è solo il settimo lavoro discografico della band finlandese, dopo i vari avvicendamenti che hanno stravolto la formazione del gruppo, spostando l’ex bassista Eza Viren alla seconda chitarra, Samuel Schildt al basso ed accantonata l’idea di avere un tastierista in carne ed ossa. È soprattutto l'opera chiamata a riportare sulle scene i ragazzi di Kouvola al termine di un lungo percorso che li ha visti protagonisti di un mondo che non gli è mai appartenuto veramente.

Come un fuoco che ha continuato a bruciare sotto la cenere per tutto questo tempo, emergono i ricordi di gruppi come gli In Flames che, grazie alle piacevoli armonie delle chitarre nell’opener “In Black e nella successiva “Screaming Birds”, ce ne fanno rivivere gli albori. Quella fugace vampata spentasi troppo in fretta con la pubblicazione del singolo "Dear Delirium" (al momento inedito in qualsiasi album della band) si ravviva con la bellissima “Unknown III”, che la ricorda nella sua linea armonica e sinuosa. L'irriverente cinismo con il quale è stata riarrangiata la cover “Straight Up” (originale di Paula Abdul del 1988) ci introduce alla struggente “Dying Embers” (ripresa da un demo del 2001) dove il basso scherza con le proprie corde come fossero i tasti di un pianoforte.

"You" rappresenta un'altra prova di forza da parte delle due chitarre, perfettamente sincronizzate ed abili nei cambi di ritmo, mentre la voce struggente di Jape Perätalo mostra tutta la propria abnegazione al dolore come unico rifugio, spalancando scenari oscuri e malinconici che fanno del gothic metal il proprio dogma. Ottimo anche il contributo in fase di produzione di Juho Räihä (chitarrista di Before the Dawn, Soundscape of Silence e Rise of the Phoenix), che ha saputo piegare la parte più introversa del death melodico e quella più trasgressiva dell’hard rock al genio musicale finlandese.

Forse sarà un peccato di blasfemia citare nuovamente i Sentenced fra le maggiori influenze della band, ma i To/Die/For sono tra le poche band attualmente in attività capaci di restituire al gothic metal quel significato sublime e autodistruttivo che ne giustifica la sofferta esistenza.

Che questo fuoco possa continuare a bruciare in eterno...

8/10
Michela


LINE-UP
Jape Perätalo - Vocals
Juppe Sutela - Guitar
Eza Viren - Guitar
Samuel Schildt - Bass
Matti Huopainen - Drums









DISCOGRAPHY
1999 - All Eternity
2001 - Epilogue
2003 - Jaded
2005 - IV
2006 - Wounds Wide Open
2012 - Samsara
2015 - CULT


Latest review

lunedì 22 giugno 2015

Mark Tremonti talking about “Cauterize”


The lead guitarist Mark Tremonti (Alter Bridge, Creed) has realesed his second solo album "Cauterize" last June 9th via Fret 12 Records. Below our chat with Mark about the album and much more... 

Here our review about "Cauterize"

LFdM: Hi Mark, I'm honoured to welcome you with arms wide open to Les Fleurs Du Mal Webzine. It's really a pleasure to have you here with us. Let's start talking about “Cauterize”, your second solo project. Why did you chose this title? Personally it makes me think to pretty graphic images of bleeding wounds... has it something to do with that?
Mark Tremonti: No, actually it has nothing to do with that. To be honest, I would have preferred another title for the album, but the guys in the band wanted this one and I didn't want to sound too bossy, they chose this one because it sounds different from any other, it's more original and I have to confess they were right, I have never heard of an album with this title. It … sticks out.

LFdM: Yes, indeed. Can you tell us also something about the album cover artwork? I am curious to know where that image comes from. Is it an original one, made just for “Cauterize”? It makes me recall some saga imagery, like the funeral of ancient warriors, something like in King Arthur's cycle, but there's that huge scary face on the horizon...
MT: The cover artwork is an original image and it was made by my brother just for this album. He had the idea to use that kind of creepy imagery. I like that huge face emerging from the water... I think it is pretty impressive

LFdM: I had the chance to give a pre-listening to your upcoming album and I have to say it sounds really great. The rhythm section is so powerful and guitars are just pure energy! Can you tell us something about your main sources of inspiration to create such a precious thing?
MT: You know, mainly it is everyday life and all the ups and downs we all have; I mean, the hard times all we have to face, I may take inspiration from my own life and experiences or from other people's stories I heard of. Sometimes it comes from the tv news...I might find it not just in love, but also friendship, bitterness... emotions, in few words. It's a lot about relationship between the people, people you might no longer in your life and so on...you know...

LFdM: Yeah. Can you tell us how does the songwriting process work in your band?
MT: I usually write most when not all of the music and lyrics, then I share what I have done with the band and after that the guys might want to add or change something, giving their contribution with the arrangements...

LFdM: Is there any song of this album you feel to recommend in particular to our readers for some reasons?
MT: I have to say I like all of them. Each one for some different reasons. I don't know if I would recommend one in particular. I mean, it so subjective, it can depend on your mood in the moment you are listening, or on the rhythm you feel. Personally I could think of Providence...

LFdM: Yeah, what a great epic song! Love it, definitely one of my favourite!
MT: Yeah, thanks, it's a very deep and meaningful one for me, but I could mention also Flying Monkeys, which is something completely different and so many others. I don't know.

LFdM: I watched the lyric video of another song I like a lot, “Another Heart” on youtube. Do you plan to shoot also a promotional one for this song or is there some work in progress for other songs promo videos?
MT: No, the one you see is the final, the one and only video we will ever shoot for this album, we have no intention to shoot another one for this or for any other song.

LFdM: So I suppose you will promote Cauterize mainly by touring a lot, then?
MT: Yeah, well, we scheduled a lot of shows so far and more are going to come.

LFdM: Talking about touring, what about Wolfgang Van Halen, will he follow you on tour or he is already busy with Van Halen?
MT: He will be unable to participate just in the upcoming dates of our tour, due to his prior commitment with Van Halen, but he is still part of this project and he will join us after.

LFdM: Do you already know how long will this tour last? I mean, is it possible you also might be busy...
MT: At the moment I'm not busy since I have no plan to tour with Alter Bridge...

LFdM: You red my mind...
MT: But we might decide to meet and work for another album at some point this year...

LFdM: Great news! Now, back to Cauterize, can you tell us which song of this album works better live and the reaction of the audience? What did you expect from them?
MT: So far, Another Heart works pretty well, I also like to play it a lot. We play Flying Monkeys and Cauterize too. The audience, I think, is reacting great, as usual. I expected the same reaction they had with the previous album, I mean... I have an idea people love it. We are playing more songs of All I Was at the moment, but we'll add others from Cauterize in the future.

LFdM: Now, would you mind to explain us if there is any substantial difference in having a solo project and playing in Alter Bridge? And what if one day you had to chose between the two?
MT: What would you spot as many big differences? I'd say I feel a bit more free in Tremonti, I can play more metal riffs and try to experiment something new with the sound, then in here I am lead singer, while there I play guitar and do backing vocals. I play with great musicians in both bands and I am very happy, with both. You know, the best thing is I don't have to chose, because I couldn't.

LFdM: Is there any musician or band in particular you would love to share the stage or record with?
MT: There are a lot. I can think to Metallica, for instance. It would be really great both working on an album and sharing the stage with them.

LFdM: Wow! That would be amazing! You should ask them and try to realize this, I bet it will work perfectly! Now tell me, is there any guitar player you are jealous of, despite having been considered the best one around for three years in a row? Is there someone who inspired you the most and made you want to start playing?
MT: Yes, of course, there are a lot of amazing guitar players I like. Uhm... let me think... I could say Kirk Hammet, or Eddie Van Halen, or Yngwie Malmsteen, Jeff Beck or Jimi Hendrix... just to mention a few among the best.. .they really inspired me a lot when I was younger and started playing guitar. I used to listen to all kind of music too, from grunge to black metal, like Celtic Frost.

LFdM: So, when you have a bit of spare time and have the chance to go and see some live acts, what kind of music would you chose? Grunge, rock'n'roll, metal...
MT: I would possibly listen to all of them, maybe I would chose bands with very interesting and inspiring guitar players

LFdM: Now one last question: what kind of advice you feel you could give to kids starting to play an instrument, especially if self taught, as you were?
MT: I'd just say follow your passion, you need no teachers, but you have to work hard. Very hard and keep trying and trying, never give up, never stop believing. Yeah, that's the most important thing: keep on moving forward and working hard to improve and make your dreams come true.

Thanks a lot Mark for your kindness and for the precious time you spent with us. Can't wait to see you onstage very soon!
MT: Thanks to you and see you soon. Bye bye



Interview by Margherita Realmonte (MeG) Les Fleurs Du Mal


venerdì 19 giugno 2015

Machinista – “Garmonbozia” recensione

Machinista – “Garmonbozia”

Release date: 15 giugno 20015

Label: Analogue Trash Records

Tracklist:
Battered
Brandbergen Stockholm_via_Kalmar_till_Malmo
Dark_Heart of Me
Ghost
In Between & Above It All
Picture Frame Eternity
Surprised by Death
The Bombs
Train
We Are Rockets






Come perfette macchine studiate da entità aliene, le 10 tracce sfrecciano veloci spostandosi da un livello all'altro di un universo parallelo al nostro.

E’ davvero pericoloso mandare ad una come me un disco simile, perché c’è il serio rischio che possa perdere completamente il senso della realtà.

Ascoltare Garmonbozia per molte generazioni sarà come rispolverare la vecchia Super 8 dello zio e far vivere i ricordi, e poco importa se saranno un po’ ingialliti e con qualche imperfezione avranno lo stesso un impatto emotivo impressionante.

Superato lo shock iniziale, il disco si presenta ben costruito dalla band svedese che facendo proprie le forti influenze di band come Alphaville, Seaborn -  ha ricreato a propria discrezione un suono a tutti gli effetti moderno, arioso e capace di raggiungere il proprio pubblico con risultati eccellenti.

Capitano di un mondo ultraterreno Richard Flow sintetizza il monolitico suono frammentandolo in tanti piccolissimi punti luminosi che vibrano nell’aria indicando al viaggiatore la propria strada - Il risultato sono dieci bellissimi brani, dalla consistenza liquida, un vero e proprio diluvio di effetti che privilegiano la voce John Lindqwister con un gioco radiofonico studiato alla perfezione grazie anche alla sua capacità compositiva dei testi.

Garmonbozia non sarà solo un album per collezionisti o fanatici del synth, ma un’occasione per le nuove generazioni di apprendere la parte più creativa di un genere che se il dio della musica vorrà non tramonterà mai.

7,5/10
Michela

Members:
John Lindqwister: voce testi
Richard Flow: synth e beat

Link associati:
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SoundCloud
Bandcamp 

martedì 16 giugno 2015

GLOWSUN - Beyond the Wall of Time Recensione

Beyond the Wall of Time

Release: 26 Giugno 2015

Label: Napalm Records

Tracklist:
01. Arrow of Time
02. Last Watchmaker´s Grave
03. Behind the Moon
04. Flower of Mist
05. Shadow of Dreams
06. Against the Clock
07. Endless Caravan




La musica dovrebbe saper creare emozioni e per farlo non ha bisogno di una voce o di un canto vero e proprio; a volte bastano sprazzi di parole appena abbozzate qua e là, altre volte non servono nemmeno quelle: la musica è semplicemente musica, si esprime attraverso il suono, grazie alla sapiente miscela di note che trovano la loro perfetta disposizione sul pentagramma e, quando sanno esattamente dove andare, ecco che il resto non conta. Non c'è più niente, o forse c'è l'indispensabile.

Beyond the Wall of Time dei francesi Glowsun, in uscita per Napalm Records alla fine di questo caldissimo giugno, sa fare dell'indispensabile la sua cifra creativa: un basso profondo e corposo come un vino d'annata, una batteria che asseconda i nostri battiti e i respiri, una chitarra essenziale, pulita e perfetta, a volte perfino una voce che racconta e si perde tra quel mucchio di note che prima ci portano in un caldo deserto, poi nelle profondità di un abisso inesplorato, per poi farci viaggiare nello spazio siderale e ancora via nei più nascosti recessi del cosmo e della mente umana.

Immagini che non sono altro che altrettante tracce ottimamente interpretate da questo trio rock psichedelico di Lille che ci trascinano e ci catapultano in un mondo che sembra quasi avere delle analogie con lo steampunk, un universo anacronistico dove la fantascienza e il futuro si confondono con le trame della storia creando ibridi davvero sorprendenti, un po' come quella magnifica copertina che fin da subito cattura l'attenzione, ammaliandoci.

Ogni brano è una piccola scoperta, ogni ascolto può caricarsi di numerose valenze sempre nuove e tutte diverse a seconda del nostro umore, della nostra predisposizione del momento, forse perfino assecondando i moti del nostro io interiore, intrecciando atmosfere psichedeliche e riff in puro stile rock che si fondono alla perfezione diventando una cosa sola, unita, indissolubile.

Una gran bella scoperta per chi ancora non li conosceva, una conferma per tutti i fan che già avevano imparato ad apprezzarli con i loro album precedenti.

7.5/10
Dora



Members: Johan Jaccob (Guitar & sing)
Ronan Chiron (Bass)
Fabrice Cornille (Drums)

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Photo Credit: Cris Herbe

lunedì 15 giugno 2015

IIOIOIOII: "Post Brimstone" recensione


IIOIOIOII - Post Brimstone


Releases 22 June 2015

Label: Analogue Trash Records

Track List:

  1. Face Them All
  2. We Are The One
  3. Second Chance
  4. One Moment
  5. Until There's Nothing Left Of Us



Se fossimo negli anni '80 probabilmente questo album balzerebbe dritto in testa alle classifiche mondiali, invece siamo nel 2015 ma forse Chris non se ne è ancora reso conto, forse è rimasto troppo a lungo chiuso nella sua stanza perso tra mille combinazioni di suoni, livelli, equalizzazioni e dettagli tecnici.

Post Brimstone inizia a prendere forma già dalla fine del 2013 quando ancora Christopher Gurney IIOIOIOII (pronunciato IO)  stava perfezionando il proprio stile con i primi due concept  Reflect e Sun. 

Dai suggestivi riverberi british di Color Of Spring dei Talk Talk passando per il krautrock dei tedeschi Tangerime Dream - Post Brimstone è un prodotto d'avanguardia, un suono trascendentale che si fonde con il rumore apocalittico dei synth, le cui campionature, accelerate grazie alla moderna tecnologia, riescono a sviluppare una spirale di elettro ballads caratterizzate dalla voce ultraterrena di Chris, in un mix astuto e raffinato dove anche i testi sembrano essere stati strappati al virtuosismo poetico del neo romanticismo.

Sorprendenti arrangiamenti di drum machine e riff sintetizzati consegnano al pubblico più giovane 5 tracce di un industrial pop tutto da riscoprire.

L'EP sarà disponibile dal prossimo 22 giugno ed uscirà per l'etichetta britannica Analouge Trash Records, scelta dallo statunitense per la promozione europea.

Adesso c'è solo da  sperare che una simile eredità non venga sperperata ai quattro venti.


8/10
Michela


Vocals - Christopher Gurney
Music and Instruments - Christopher Gurney
Lyrics - Christopher Gurney
Mixing and Mastering - Christopher Gurney
Recorded at IIOIOIOII Studios
Album Art - Christopher Gurney

sabato 13 giugno 2015

NARRENSCHIFF - “Of Trees and Demons” Recensione

Of Trees and Demons

Release: 11 Maggio 2011

Label: Red Sound Records

TRACKLIST
1- Ocean
2- Atomic Axilla, Robot Godzilla
3- Suzy
4- Trees and Demons
5- Desert
6- 57
7- Event Horizon






La tempesta si abbatte potente e minacciosa all'orizzonte lasciando ondeggiare la Nave dei Folli nell'occhio del ciclone, là dove i suoni si impastano tra loro, potenti e distruttivi al pari della forza della natura dalla quale sembrano attingere tutta la loro grandiosità.

Con questa immagine ben impressa nella mente i Narrenschiff, band marchigiana al suo esordio discografico con un full-lenght album, ci accoglie sulla prua del loro vascello e ci invita ad osservare l'orizzonte sconvolto dal temporale che si avvicina crudelmente verso di noi a suon di una batteria particolarmente incisiva, una basso ed una chitarra corposi ed opulenti ed una voce accattivante che si miscelano tra loro più distruttivi della tempesta stessa.

Of Trees and Demons è la perfetta metafora di una nave ghermita dai flutti, ma non per questo sconfitta da quella che sembra essere una fine inevitabile. E' il disco stesso a farsi portavoce di quella maestosa grandezza di cui la natura selvaggia sembra essere la sola custode, scavando come acqua viva negli abissi dell'animo umano fino a cercarne la più profonda delle essenze. 

"Ocean" è la traccia che meglio di tutte riassume questo viaggio in un mondo misterioso, sconvolgente e quasi psichedelico in quella terra di nessuno dove nemmeno le creature più coraggiose sembrano essere disposte ad addentrarsi, ma non è il solo brano capace di mettere in risalto le potenzialità di questa giovane stoner band in grado di saturare l'aria con sonorità gravi e di bassa frequenza, arricchendole con ritmi serratissimi che danno proprio la sensazione di trovarsi in uno spazio chiuso alla mercé di eventi che non possono essere controllati.

Non mancano accenti stranianti e psichedelici capaci di confondere ed irretire, di spiazzare e sconvolgere, un po' come accade in "Suzy", brano psichedelico allo stato puro sorretto da un suono roboante, tuonante esattamente come un temporale di agosto.

Di ottima fattura anche "Trees and Demons", sostanziosa e ricca, degna di portare il titolo dell'intero disco che si chiude con la lunghissima, quasi epica "Event Horizon", tredici minuti di puro godimento musicale in perfetto bilico tra un doom venale e straniante capace di instillare perfino la scintilla di una goccia di malinconia che si accompagna a quel canto finale che sembra essere quasi un inno, lo stesso che forse i marinai sopravvissuti alla tempesta saranno felici di ascoltare una volta raggiunto il margine estremo della terra.

6,5/10
Dora




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Bandcamp
Doppio Clic Promotions

Artwork by Stonino

LINE-UP
Mattia Leonardo Bozzetti (Chitarra)
Riccardo Pancotti (Basso e Voce)
Gerson De Oliveira (Batteria)

venerdì 12 giugno 2015

Crystal Ball Interview



Their story began back in 1999 and their are here today to describe to us these years of music and great successes: Les Fleurs du Mal WebZine is proud to present a chat with Scott Leach (Lead guitar and backing vocals from Crystal Ball band)!

Hey man, thank you for this interview and for appreciating our review.

Les Fleurs du Mal: Your story started in 1999 with "In The Beginning” full length, How would you describe your path since to 1999 to now?
Scott Leach: It’s been quite a long road with some turns and detours. But right now we’re on the left lane and taking over and picking up speed. We’ve learned a lot from our experiences and we’re kind of relaxed when it comes to our future. 

LFdM: What are the main differences between “LifeRider” and your all past ones?
Scott Leach: It’s the second album with the new line up and therefore the first album the was completely written with that new sound in mind. We got to know each other better, experienced how the bands works live and tried to incorporate that into the music. For those reason I think it’s really the best records we’ve made so far. Also the sound is really powerful and represents the band well.

LFdM: Could you tell us something about the lyrics of “Liferider”, is there a general concept running through every song? 
Scott Leach: The concept is the journey of life analog to a train ride. So like on a train ride some people join you for a little while, travel with you and then get off the train again. You might stop at some stations, get off and get back on the train later on. All songs are about things that happen in life but in no particular order and with no connection or story.

LFdM: When you compose a song where do you get your ideas from and how does a song evolve?
Scott Leach: There are many different possibilities. Most of the time it’s a musical theme like a guitarriff, a melody, a groove or some chord changes. When I play guitar I come across a lot of ideas, sometimes a movie or a book inspires me.  Sometimes it’s a lyrical idea like on memory run or antidote. Also classical music and movie scores are very inspiring to me.

LFdM: Crystal Ball successfully melt heavy music with more classical moments. Was this a conscious decision when the band started out or has this sound developed during the course of writing songs?
Scott Leach: I’m not sure if you mean really classic music or just classic rock? In any way it’s not a conscious decision. We do just what we like like. We like those influences, but not exlusively. Basically we’re open to all good music.

LFdM: How do different types of music such as heavy metal rap or country affect a person's behavior?
Scott Leach: This should better be answered by a psychologist, haha. There are metalfans who look look like obvious metalfans (hair, clothes, tattoos, etc.) and other who look totally normal. I guess there is no rule for that. And I think it’s the same with behaviour.

LFdM: Which famous musicians have you learned from?
Scott Leach: I’ve learned a lot from many musicians and composers when I played in coverband, and studied and analysed many songs. Among those are musicians from bands like Queen, Scorpions, Def Leppard, Whitesnake, Dokken, Europe, Y. Malmsteen and many others. I also read everything I could find about songwriting. From musicians I know personally I have to mention our producer Stefan Kaufmann (ex-Accept, ex-U.D.O.) from whom I learned a lot.

LFdM: What caught your attention about heavy metal scene?
Scott Leach: My older brother bought all the cool records and he played guitar. So I got infected at the age of 5 by Queen (We will rock you). Soon more bands like Rainbow, Def Leppard and others followed. 10 years later I heard Y. Malmsteen who inspired me to pick up the guitar myself.

LFdM: Were you influenced by old records & tapes? Which ones?
Scott Leach: At the time when they came out and I listend to it, they were not old. A lot of metal stuff form the eighties. From Bon Jovi to Helloween. It was much later when I kind of researched bands like Led Zeppelin, but I didn’t grew up with them.

LFdM: You play heavy metal. Could we say is a good business card. Do you think that not being able to classify certain sound into a certain genre hurts the ability to promote a band and attract a new audience?
Scott Leach: I think we suffer from the same problem. Some call it metal, others hardrock. Sometimes we’re labled as powermetal. So we’re not so easy to categorize.  The clearer a certain style is, the easier the marketing is, that’s true and visa versa. But we do what we like and don’t think about that to much.

LFdM: What are your plans for this summer?
Scott Leach: We will play a couple of festivals and prepare for autumn were we plan to do more shows, maybe a bigger support tour as well, but at the moment I cant tell you any details. It’s in preparation. 

LFdM: Thanks for the interview. 
Scott Leach: Thanks a lot, see ya!

Interview by Michela @LFdM

Picture by MD9 Arts

giovedì 11 giugno 2015

BLISTERHEAD - Degenerated (digital single) Review

Degenerated

Release: 9 Giugno 2015

Label: Punkebjartes Punkeplater/Snack Ohm Tapes




Chi l'ha detto che le terre del Nord possono produrre solo un certo tipo di musica, magari densa e malinconica, crepuscolare e solitaria che spesso associamo, a volte anche sbagliando, ad un certo tipo di vita, ad uno stile e a un modo d'essere che crediamo tipico di chi abita in Scandinavia? 

A sfatare questo mito di una musica quasi dannata, carica di suoni che ricordano le notti perenni ed infinite arrivano gli svedesi Blisterdhead che ci ricordano quanto il loro mondo non sia fatto solo di lunga oscurità, ma anche di quel periodo di immensa luce capace di disperdere le ombre, gettando un raggio di sole là dove per troppo tempo anche i suoni hanno oziato, portando una carica di energia, una scarica di adrenalina perfetta per questo inizio d'estate ormai imminente anche per loro.

Degenerated è solo il singolo che anticipa l'uscita del loro ultimo lavoro discografico che sarà reso disponibile a partire dal 3 Settembre sia in digitale che su supporto vinile, ma bastano già questi tre minuti per avere un'idea di quello che ci dovremmo aspettare dall'album: suoni potenti, grinta da vendere, il tutto accompagnato da melodie che difficilmente verranno dimenticate e che hanno a che fare con il punk rock più nudo e crudo, unitamente a tematiche che scavano nel profondo dell'animo umano perché, se è vero che il sole esiste per tutti, è altrettanto vero che deve andare a illuminare anche ciò che non sempre è piacevole e che, molto spesso, viene accantonato, perfino dimenticato.

Un singolo non è che il primo passo per sondare il terreno, per accattivarsi il pubblico, ma l'attesa non sarà poi così estenuante... dopotutto settembre arriva in fretta!

7/10
Dora



LINE-UP:
Erik Törnqvist Vocals and Guitar
Johan Carlsson Drums and Vocals
Kim Nilsson Vocals and Guitar
Andreas Emanuelsson Bass

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Cramada

mercoledì 10 giugno 2015

Unleash The Sky - "YOUTH" recensione

Unleash The Sky - "YOUTH"


Release: June 12th, 2015

Ivorytower | Cargo Records

Tracklist
01 Opening
02 These Days
03 Carry On
04 Lonely
05 We Are The Youth
06 Concrete Walls (feat. Sky van Hoff)
07 B.R.L.D.
08 Faithkeeper
09 Sirens
10 Vertigo
11 These Days (Acoustic)
12 We Are The Youth (Acoustic)


Prima regola del club mai chiamarli "RAGAZZI". 

Dopo il debutto discografico con il modesto "Hopes", la band di Darmstadt torna con un nuovo album "YOUTH" per la Ivorytower-Cargo Records e sempre con Sky von Hoff (Caliban, Kreator) alla regia.

Sostanzialmente un disco che parla del momento più bello ma anche più difficile della nostra vita, l'adolescenza. Paradossalmente i brani che andrete ad ascoltare nei prossimi minuti di adolescente hanno ben poco, se non la trasposizione su un pentagramma delle emozioni e delle sensazioni che caratterizzano non solo questo particolare momento della nostra vita, ma dell'intera esistenza.

A dispetto di molte band metalcore, gli Unleash The Sky prediligono giocare su più fronti, preferendo l'abilità musicale dell' emo-core orecchiabile ed aggressivo con l'introduzione di parti più melodiche dove la carica emotiva della voce di Patrick Demuth trascina per tutte le 12 tracce sotto l'ibrido suono distorto delle tastiere.

Pur toccando tematiche delicate e personali come la scomparsa della propria madre, la band ha saputo in modo intelligente e maturo, senza deprimenti e melliflue divagazioni che farebbero venir voglia solo di suicidarsi, imbastire un buon prodotto musicale che sarà sicuramente apprezzato non soltanto da un pubblico di giovanissimi ma anche da chi ha ormai passato un certo stadio ma non per questo ha smesso di provare emozioni.

7.5/10
Michela

Line Up:
Patrick Demuth (Vocals)
Daniel Tanneberg (Guitar)
David Schumann (Guitar, Vocals)
Christoph Sauer (Bass)
Matthias Schmitt (Drums)

http://www.carrycoal.de/

martedì 9 giugno 2015

A:S:Örchestra - Winter Rain (digital single) recensione

A:S:Örchestra - Winter Rain (digital single)

LabelInverse Records

Release date 12.06.2015














Melodico, teatrale, freddo, cinico.

Dalle profondità del Baltico Aleksi Susi (Alexanred, 2 Wolves, Scent of Flesh) distilla, goccia dopo goccia, qualunque cosa sia stata da lui assorbita in questi anni, de-naturalizzandola e modificandola irreversibilmente fino ad ottenere una composizione eccezionale e diabolica al tempo stesso. 

Un composto di quel gothic elettronico minimalista che trae le proprie origini dalle terre teutoniche, parti melodiche e sensuali tipiche delle terre del nord ed un tocco di ambient capace di penetrare in ogni singola fibra del nostro corpo incendiandolo.

Purtroppo non stiamo parlando di un concept ma solo di un singolo pezzo che ha ancora tanto bisogno di essere migliorato, ma che ad ogni modo vedrà, per cosi dire, la luce il prossimo 12 giugno sotto l'occhio sempre attento della finlandese Inverse Records.

Un'occasione per gli amanti del vero goth da tenere a mente.

8/10
Michela


lunedì 8 giugno 2015

Child of Caesar - Love in Black Recensione

Love in Black

Release: 12 Giugno


Tracklist:

01. Defector
02. Red Sun
03. Gates
04. Nero
05. Long Live the Night
06. Lost Sacrifice
07. You
08. At the Heart
09. Love in Black
10. Worlds Without Sky


Lasciarsi avvolgere dall'oscurità, a volte, non è poi così male. La musica parla con i colori della notte, si tinge di tonalità malinconiche, di suoni che sembrano scaturire dalla nebbia di un dolore latente e poi, con una lentezza quasi massacrante, si insinua poco a poco nel cuore, invadendo con la sua nera tenebra ogni più piccolo sprazzo di luce, fagocitando il sole, gettando ombre su tutto ciò che la circonda, perché si sa: non esiste luogo inondato di luce se non c'è anche la sua controparte più oscura, profonda come il più infinito dei pozzi.

Luce e ombra, notte e giorno. In un mondo fatto di opposti che si attraggono e si respingono cercandosi sempre senza, però, trovarsi mai, la goth metal band tedesca Child of Caesar debutta con un album dalle tinte fosche e dai suoni crepuscolari capaci di aprire una crepa nel muro del tempo, trasportandoci in un passato non troppo lontano e di recente memoria in grado di evocare un sound che molto ha a che fare con quello degli anni '90, sapientemente miscelato da grandi nomi della musica, primo tra tutti Mika Jussila ingegnere del suono presso i Finnvox studio di Helsinki che ha masterizzato l'intero album, riuscendo a catturare quell'essenza di cui la band sembra essere pregna e satura, senza però dimenticare l'ottimo lavoro di mixing e registrazione fatto presso i Tones & Tunes Studios in Germania dove la magia di questo album di esordio ha preso vita.

Love in Black risente delle influenze di band come i Tiamat, Paradise Lost e Sisters of Mercy, riuscendo a catturare l'essenza più profonda e pura di un'anima tormentata che attraverso la musica esprime tutto il suo disagio, la sua pena. Grazie testi che raccontano della vita e della morte, spaziando per sonorità semplici ma evocative, il disco canta con suoni opprimenti e chiusi, capaci di far stringere le pareti rendendo piccolissimo lo spazio circostante. 

Ognuna delle dieci tracce si destreggia alla perfezione camminando in punta di piedi sul filo sottile del sogno, evocando immagini di straordinaria ed inquietante bellezza che prendono vita attraverso una musica viscerale e passionale che colpisce dritta al cuore grazie a chitarre che piangono lacrime di sangue, ad una linea di basso opprimente ed incisiva e ad una batteria corposa che sembra a volte battere allo stesso ritmo dei palpiti del cuore. La voce, una cantilena straziante e quasi sussurrata, serpeggia sottile nei meandri della memoria, scivolando impalpabile come un velo di seta che accarezza le orecchie e ti ottenebra la mente.

Tra le tracce più convincenti spiccano "Red Sun" con la sua melodia melodica e armoniosa, triste e sconsolata che, però, è anche capace di trasformare se stessa, evolvendosi ed ampliandosi, crescendo sempre di più e l'incisiva "Long Live the Night", molto oscura e quasi spaventosa con quella sua intro appena accennata che poi si sviluppa sempre più acquisendo strada facendo elementi che l'arricchiscono senza, però, farle perdere la sua essenza di base.

Tralasciando alcune incertezze e qualche piccolo errore di base, i Child of Caesar riescono a restituire un disco ben costruito dove è la parte sentimentale e profonda ad avere la meglio su tutto quanto il resto, senza bisogno di fronzoli, orpelli, di grida stridenti e di un baccano infernale per imporsi tra il turbinio di note di questo lungo anno fatto di musica.

7.5/10
Dora   






Line-Up:
Daniel Mitchell - Vocals 
André Marcussen - Rhythm Guitar
Christopher F. Kassad - Bass  & Lead Guitar
Dino Cadavian - Drums

venerdì 5 giugno 2015

Mark Tremonti - Cauterize Recensione

Cauterize


Release: 9 Giugno 2015

Tracklist:
1. Radical Change
2. Flying Monkeys
3. Cauterize
4. Arm Yourself
5. Dark Trip
6. Another Heart
7. Fall Again
8. Tie The Noose
9. Sympathy
10. Providence


Mark Tremonti è un musicista d'eccellenza, uno di quelli che non hanno bisogno di lunghe presentazioni. Ex Creed e ancora oggi negli Alter Bridge, unanimamente considerato tra i migliori chitarristi in circolazione, è arrivato al suo secondo progetto solista. Dopo “All I Was” del 2012, tra pochi giorni sarà la volta del più maturo “Cauterize”, per Fret12 Records, prodotto dall’amico e collaboratore di lunga data Michael Baskette. L'album può contare sulla partecipazione di Eric Friedman (chitarra), Wolfgang Van Halen (basso) e Garrett Whitlock (batteria), mentre lo stesso Tremonti è alla chitarra e alla voce, cosa per lui un po' inusuale.

Cauterize è un album di forte impatto, le cui 10 tracce sono una meglio dell'altra.

Partiamo da “Radical Change”, per esempio: sezione ritmica impressionante, notevolmente potente, forse anche grazie al contributo di Van Halen. Una voce calda, coinvolgente e chitarre, tiratissime, ci convincono che il cambiamento cui si riferisce il titolo sia decisamente radicale.

Nella traccia successiva le “Flying Monkeys”, a ritmo incalzante, ci invitano a disfarci del passato e a vivere nell'eterna menzogna con le parole“Throw the past away, oh yet again, Hold the lie inside until the end”, mentre la title track dell'album spicca anche per un breve intermezzo solista, leggermente malinconico. “Arm Yourself” è un'altra traccia che pesta, ma viene seguita da un pezzo molto più intimistico e più simile a una ballad, con assoli di chitarra ipnotici, mentre la voce di Mark rimane abbastanza invariata, fino a che il “Dark Trip” non parte sul serio e allora osa anche su note più alte, sebbene non riesca a eguagliare gli acuti del sublime giro melodico della sua sei corde. Con il sesto pezzo siamo alla resa dei conti, “Another Heart”, che è anche il primo singolo dell'album, uscito da un po' con tanto di video su youtube; si impone tra le altre track grazie a un lungo assolo dalle scale arabeggianti che decora il ritornello amaro, che rimane piantato in testa. “Hard on the brain, Tear at the walls to find it, Toss it away, Find me another heart”. E' anche, a mio avviso, uno dei pezzi in cui si riconosce un po' del sound degli Alter Bridge. 

“Arm Yourself”, devastante, con ritornello e ritmo da headbanging violento, dal vivo credo farà esplodere il forum, con tanto di cappello all'immenso duo Van Halen e Whitlock, che lascia un marchio importante a segnare tutti i pezzi dell'album. E ora veniamo al pezzo che preferisco in assoluto “Fall Again”, dall'atmosfera struggente con ritornello e giro di chitarra pazzeschi, da brividi e un testo in cui, a pensarci bene, ci ritroviamo un po' tutti. “Tie The Noose” ci riporta a un ritmo incalzante e pressante. “Symphaty” sancisce la crescita compositivsa della band di Tremonti, con cambi melodici e ritornelli accattivanti ma per nulla banali, come quelli che, assieme alle schitarrate potenti, impreziosiscono “Providence”, ultima traccia dell'album, un gran pezzo, la cui epicità lo innalza, se possibile, di una spanna su quasi tutti gli altri, in un album che non esiterei a definire davvero ricco di “chicche”. Non ci resta che godercelo live a breve in quel di Milano, con i Limp-Bizkit.

8,5/10
Margherita Realmonte (Meg)






Amanita Virosa - Asystole Recensione

ASYSTOLE

Release: 12 Giugno 2015

Label: Inverse Records

Tracklist:

01. Vita a Mortam
02. My Slightest Hope
03. ... Of Failing
04. Valuta Vereni Tähän Maahan
05. No Life King
06. Dead Inside
07. Mental Failure
08. Suck the Poison
09. Dead Body Love



L'asistolia è la mancata attività elettrica cardiaca, quella che, per intenderci, porta al blocco della circolazione e alla morte in pochissimi minuti se, ovviamente, chi di dovere non è abbastanza svelto o preparato da riuscire ad evitare questa eventualità quantomai sgradevole.

Vi starete chiedendo perché vi dico tutto questo e la riposta è molto semplice: questa è la perfetta spiegazione, per sommi capi, di quello che sta dietro un titolo, Asystole, appunto, dei finlandesi Amanita Virosa, band di Mikkeli che, pur essendosi formatasi nel 2008, debuttano solo ora con un album che rischia davvero di far cessare le funzioni vitali di chiunque deciderà di ascoltarli, forse anche a causa di quella overture introduttiva, "Vita a Mortam", che effettivamente spiazza parecchio, per poi lasciare spazio alla vera anima ed al cuore pulsante di un album carico di elementi differenti che sembrano avere un unico scopo: sconvolgerci.

Le nove tracce si snodano in quello che è un tortuoso, assordante, urlante e perfino doloroso percorso che racconta esperienze di odio, disagio mentale, disperazione, di rovinose cadute, ma anche di resurrezione in quello che sembra essere un infinito gioco di specchi per cui tutte le volte che tenti e ti rialzi, non puoi far altro che fallire di nuovo, rialzarti ancora e riprovare se non altro per non darla vinta ad una vita che sembra volerti mettere i bastoni tra le ruote.

Il concetto, ottimamente espresso nelle lyrics, trova la sua espressione più schietta e di maggiore impatto in quella che è la sonorità di tutto l'album, un tripudio di brutalità che affonda le sue radici nella parte più oscura e forse anche più marcia del metal, quella dove l'oscurità più nera genera sottocategorie musicali dalle quali attingere per arricchire ancora di più una storia scritta con nere note su un pentagramma.

Nell'ospedale psichiatrico creato dagli Amanita Virosa, la musica che viene suonata è alimentata dal martellante ritmo di una batteria rabbiosa e furente, da melodie di chitarra di straordinaria e crudele bellezza, dove la presenza del synth si fa cupa e fumosa quanto gli oscuri e tumultuosi pensieri di un'anima tormentata che grida con voce poderosa ed urlante le sue pene, accompagnata da riff e assoli capaci di far tremare i muri.

Sei membri per diversi stati d'animo, per sei modi d'essere ed altrettanti modi di esprimersi: è questo che si condensa in queste tracce, è questo l'ambizioso progetto di questa band che sa mettere in scena un vero e proprio spettacolo che parla della mente umana attraverso la musica.

Brani come "My Slightest Hope", "Dead Inside", "Mental Failure" e "Dead Body Love" sintetizzano pienamente il percorso degli Amanita Virosa che, esattamente come moltissime band appartenenti alla loro terra, sanno bene come tradurre attraverso la musica sentimenti e disagi profondi che latitano nel cuore di ognuno di noi.

Tenete a portata di mano il defibrillatore!

8/10
Dora

Line-Up:
Jere Korpela - Vocals / Lyrics
Tore Pedersen - Guitar / Backing Vocals / Lyrics
Pekka Paalanen - Lead Guitar / Backing Vocals
Juho Oinonen - Bass
Toni Moilanen - Drums
Cantor Satana - Keyboards

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giovedì 4 giugno 2015

Handful Brothers - Still Recensione

Still

Release: 17 Maggio 2015

Tracklist:

01. Something I Am
02. Lower Sky
03. Big Tree
04. John Oak

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Members: °Simone Di Girolamo:Vocals and Guitar °Simone Catena "Brown":Bass,Guitar and Backing Vocals


Un EP non è altro che una raccolta di una manciata di tracce, a volte troppo poche per riuscire a determinare il vero valore di una band. Un EP è, però, anche una grandiosa opportunità che i gruppi hanno per iniziare a farsi conoscere, per avere la possibilità di entrare nel mercato discografico, per capire cosa davvero vuol dire chiudersi in uno studio - poco importa se casalingo o professionale - e provare l'ebrezza di quel momento magico in cui le proprie idee diventano carne e note, non più solo un qualcosa di astratto impresso solo nella propria mente, bensì quanto di più fisico esista al mondo, quell'oggettino che oggi non più tante persone prendono in considerazione, ma che in realtà ha un valore inestimabile. Un EP è pur sempre un album, anche se composto da solo quattro pezzi e, molto spesso, può davvero fare la differenza tra il restare nell'ombra o il mettersi in mostra alla luce del sole.

Con Still gli Handfull Brothers, duo acustic/alternative rock di Pescara, ha fatto esattamente questo: un piccolo, grande passo fuori dall'ombra alla ricerca di quello spicchio di sole che, siamo sicuri, non vede l'ora di illuminare il loro percorso nato sotto i migliori auspici.

Quattro tracce di una delicatezza e di un trasporto quasi senza tempo che mettono in risalto una sensibilità ed un gusto musicale che sembra quasi appartenere ad un'altra epoca. A volte non servono cori forsennati, batterie furiose o milioni di strumenti per imporre la propria voce: gli Handful Brothers ci dimostrano che anche un progetto acustico può essere potente tanto quanto il più complesso e ricercato disco saturo di elementi, con la differenza che loro non sembrano aver paura di mettersi a nudo, di andare all'essenziale, di spogliarsi dei suoni inutili ed artefatti per cercare la vera essenza di una musica ormai perduta, che brucia palpitante sotto calde ceneri.

Con "Something I Am", traccia di apertura di questo delizioso EP, i ragazzi ci accompagnano in un afoso, assolato deserto americano dove i miraggi di un qualcosa di irreale danzano come spettri fluttuanti sulla superficie della crosta terrestre, arida e bruciata alla ricerca di una lacrima d'acqua per ritornare alla vita. E' un'eco lontano, una memoria sbiadita nel tempo che sembra sempre alla ricerca di un corpo al quale affidare il suo ricordo, è un richiamo che viene dal passato e riecheggia nello spazio sconfinato, tra le rocce di una vita che sembra aver scordato, ma che è anche pronta a non dimenticare più.

La grande potenza di questo disco d'esordio sta proprio nella capacità di creare immagini forti, richiami indelebili che ti si attaccano alla pelle come un tatuaggio, un marchio impresso a fuoco che penetra sempre più in profondità grazie ad una voce quasi tremolante, tanto simile a quei fantasmi inconsistenti che danza sulle corde di una chitarra accarezzata da un tenero amante.

Per essere "solo" un EP è un gran bell'esordio, che speriamo possa presto diventare qualcosa di più consistente: non più soltanto ombre ed illusione, ma anima e carne viva e pulsante, esattamente come quella musica che ha preso vita e che non siamo più disposti a lasciar andare.

7.5/10
Dora

A Light In The Black (A Tribute To Ronnie James Dio)

V.A. - A Light In The Black 
(A Tribute To Ronnie James Dio)

Release date: 22.05.2015

Massacre Records

Tracklist:
CD 1
1. Crystal Ball - Sacred Heart
2. MessengeR - Kill The King
3. Gun Barrel - Evil Eyes
4. Gloryful - Heavy Metal Will Never Die
5. The Order - I Could Have Been A Dreamer
6. Metal Inquisitor - King Of Rock 'N' Roll
7. Circle Of Silence - One Night In The City
8. Burden Of Grief - Neon Nights
9. Love.Might.Kill - Stand Up And Shout
10. Rebellion - I
CD 2
1. Iron Fate - Light In The Black
2. MessengeR - Don't Talk To Strangers
3. Crystal Ball - The Sign Of The Southern Cross
4. Love.Might.Kill - Hungry For Heaven
5. The Order - The Last In Line
6. Gun Barrel - Voodoo
7. Circle Of Silence - Time Machine
8. Rebellion - Kill The King
9. Gloryful - Holy Diver
10. Wizard - Caught In The Act

Ci sono stelle nel firmamento musicale mondiale che non moriranno mai veramente, ma continueranno a vivere ed a farci vivere le stesse emozioni che ci regalavano quando erano su questa dannata terra.

Prendendo sempre con le cosiddette "pinze" i vari tributi che si sono spesi negli anni e tralasciando le inutili diatribe su chi, fra Ozzy Osbourne e Ronnie James Dio fosse migliore per i Black Sabbath, ciò che hanno messo su artisti come CRYSTAL BALL, MESSENGER, GLORYFUL, WIZARD, BURDEN OF GRIEF e moltissimi altri della scena hard rock tedesca, è qualcosa di assolutamente genuino.

Cinque anni dalla sua morte, un doppio cd uscito lo scorso 22 maggio per Massacre Records che ripercorre tutta l'intera carriera di questa leggenda, con una scelta direi più che azzeccata delle band che per formazione, influenze e stile hanno omaggiato l'artista soprattutto dal punto di vista creativo.

Senza depauperare il suono per calarsi verosimilmente nella parte, ogni canzone è stata scelta con intelligenza, raggiungendo un buon livello qualitativo che ha sfruttato sia le capacità tecniche degli esecutori sia l'enorme impatto emotivo che le stesse canzoni possiedono ancora.

Non avendo mai amato i voti nemmeno quando andavo a scuola, per una volta mi asterrò dal darne e mi concederò un paio di ore di relax ascoltando ed imparando musica.

Michela

mercoledì 3 giugno 2015

Destination 5-11 - Chains of Mind Recensione

Chains of Mind


Release: Marzo 2015

Self Production

Tracklist:

01. New Battlefield
02. Destination
03. Oasis
04. Price of the Gods
05. Chains of Mind







L'heavy metal è morto. Lunga vita all'heavy metal!

Non è sempre scontato che un genere, soprattutto uno di quelli classici, che tutti ritengono immortale, ma che proprio per questo rischia di scomparire perché nessuno è capace di dargli il giusto erede, trovi in una band giovane terreno fertile nel quale piantare nuovi frutti per crescere, germogliare e magari perfino evolversi.

E' vero, non capita spesso, ma a volte succede e, questa volta, è successo in Italia, per la precisione a Udine, dove un gruppo di cinque ragazzi, tassello dopo tassello, ha messo in piedi una band capace di ridare all'heavy metal il suo originario splendore, attingendo non solo dalla storia di questo vastissimo genere musicale, ma soprattutto da loro stessi, dalle loro esperienze, dalla loro anima, in modo da restituire qualcosa che suonasse non solo come sette note mescolate tra di loro in modo sapiente, ma che fosse capace di avere anche un nome, quello dei Destination 5-11.

Chains of Mind è il loro primo lavoro, ma già suona come un album ben ragionato dove tutto, dalle chitarre, che vengono fuori con ottimi assoli come ad esempio nella opener "New Battle", alla batteria bella ritmata e potente o dal basso corposo e persistente - entrambi grandi protagonisti in "Oasis"- , alla voce acuta e aggressiva vero filo conduttore di tutto il disco, trova una sua specifica collocazione, un suo modo d'essere che lo caratterizza e lo definisce.

Le sonorità sono spiccatamente anni '80 e l'album sembra strutturarsi un po' come una ricerca vera e profonda di un proprio percorso musicale che, però, non vuole dimenticare le origini di quello stesso cammino che, forse, ha portato a quel fatidico momento in cui i Destination 5-11 hanno deciso di fare musica.

Non resta che vedere dove questo percorso li condurrà...

7/10
Dora



Members:
Lorenzo Nocerino: Lead Vocals 
Marco Driutti: Drums, Beer 
Marco Furlani: Guitars, Backing Vocals 
Gianluca Somma: Bass Guitar 
David Trevisan: Guitars



martedì 2 giugno 2015

Carnalation: "Ghosts" recensione

Carnalation – "Ghosts"

Pubblicazione: 12 giugno 2015

Etichetta: Inverse Records

Tracklist:   
                       
01.  Drown in Silver
02.  Against the Burning Sky
03.  Prometheus
04.  Passengers
05.  Death and Rust







La storia dei Carnalation nasce sui banchi di prova più classici ovvero quelli dei festival nazionali. Formatisi nel 2008 a Seinäjoki dimostrano fin dall’inizio di aver un bel piglio brutale.

Il tema proposto è lo stesso di moltissime giovani band, ovvero la natura dell’uomo moderno che lo porterà ad una totale autodistruzione. Spinto da un drumming formidabile, "Ghosts” non lascia spazio alla fantasia: i riff sono velocissimi, le melodie orecchiabili e la produzione ha davvero svolto un buon lavoro, ponendo l’album a metà strada tra la parte più metal del grindcore d’oltreoceano proposto dai veterani Carcass con quella più hardcore degli europei Nasum.

Come il mondo che raccontano anche i Carnalation non vogliono avere nessuna appartenenza, ma solo il palco come unica dimora. 

E’ ancora presto per parlare di miglioramento rispetto ai precedenti "Doomsday Diaries" e "Deathmask", sia il songwriting che la miscelazione dei suoni sono in continua evoluzione anche all’interno di queste cinque tracce, che ora esplodono con tutta la loro violenza sacrificando la parte più viscerale per dar spazio a piccole pause che permettono di mettere in evidenza ogni singolo membro.

“Ghosts” potrebbe essere la prova finale per l’ammissione agli esami di maturità, e chissà che il nuovo contratto discografico con l’etichetta nazionale Inverse Records non possa far loro coronare questo sogno.


Michela
6,5/10  

Band:
Jonne Soidinaho : Vocals
Arttu Hakanen : Guitar
Anssi Rissa : Guitar
Niko Mäenpää : Bass
Rami Rissa : Drums