lunedì 15 dicembre 2014

Roberto Tiranti - Sapere Aspettare - Intervista (PRIMA PARTE)

ROBERTO TIRANTI  - Intervista 

parole di Michela  - Foto di Yuri Minghini Official Photographer)

Il Disco: dai Labyrinth al progetto solista  

A pochi mesi dal comunicato stampa che ha annunciato la fine del sodalizio con la sua band storica Labyrinth, in un tiepido pomeriggio, nella “sua” Genova, Roberto Tiranti ci racconta di sé, del suo rapporto con la musica e del nuovo album solista che vedrà presto la luce.

LFdM: Hey, finalmente ti conosco! Abitiamo nella stessa città e nonostante questo non ti ho mai incontrato, quindi sono molto felice di ciò. Partiamo da questa notiziola fresca fresca che ha colto tutti di sorpresa, me compresa. Veramente bellissimi i messaggi di stima e di affetto da parte dei fans che ho letto. Cosa spinge un artista a prendere una simile decisione? È qualcosa che sta lì fin dall'inizio, metti su una band sapendo già che comunque è un qualcosa destinato ad avere una fine, oppure è una scelta di stomaco che arriva all'improvviso?
Roberto: Ma guarda, in realtà è una scelta che avevo già maturato da tempo e lo sapevano anche i ragazzi. Quando decidi di mettere su una band lo fai senza pensare che possa finire, la tiri su punto. Fai un progetto, tiri su un paio di amici/artisti e non pensi mai al peggio. Nel caso nostro, i Labyrinth erano già formati nel ‘94, io sono entrato a marzo ’97, poi c’è stato il primo demo e la chiamata della Metal Blade, poi il resto è storia. Per cui ti dico, quando ti rendi conto che quello che potevi dire e fare lo hai fatto, ti rendi anche conto che il ciclo si è concluso.

LFdM: Contrariamente a molte band che si continuano a riciclare senza avere più uno straccio di idea, inanellando errori su errori che non portano a niente.
R: Esattamente. Però guarda noi abbiamo sbagliato tutto nella nostra carriera, in tutti i sensi. Scelte sbagliate che però venivano da dentro, quelle scelte di pancia che tutti noi credo rifaremmo milioni di volte, per cui credimi ci sono errori ed errori.

LFdM: interessante. Che tipo di errori avete fatto?
R: Il primo su tutti gettare alle ortiche la possibilità già nel 2000 di diventare qualcuno. Ci propongono di andare in tour con gli Stratovarius, ovviamente sarebbe stato l’ennesimo tour senza guadagno, eravamo reduci da un precedente simile con gli Hammerfall, per cui abbiamo detto di NO. Morale, in tour ci sono andati i Sonata Artica… vedi cosa sono diventati!!
Questo per farti capire che spesso si fanno delle scelte perché in quel momento si pensa che siano le più giuste, ma ci sono cose imprescindibili alle quali non bisogna mai rinunciare, vedi fare tour! Poi va beh, nel 2002 Olaf Thorsen, il nostro chitarrista se ne va dal gruppo, poi ci lascia anche il batterista Mattia Stancioiu e da lì vengono inanellati una serie di errori. Almeno a detta di molti, ma non per me, perché come dici tu, non ci siamo riciclati facendo la stessa roba per vent'anni.  Certo è che, anche da parte degli addetti ai lavori, sono state fatte alcune scelte tecniche che non ci hanno sicuramente agevolato. Nel 2008, quando Olaf rientra nel gruppo, ha l’idea di fare Return to Heaven Denied- Pt.II, poi mi stampi 1000 copie solo perché ne hai 800 prenotate… capisci bene che se un album ti esce a giugno, non puoi poi ristamparne altre 1000 ad ottobre, perché nel mercato odierno devi battere il ferro finché è caldo, la gente fa presto a dimenticare… ma sono discorsi che ormai lasciano un po’ il tempo che trovano.

LFdM: Quindi la domanda sorge spontanea, il problema è che i Labyrinth sono nati in Italia?
R: No, non voglio dire questo. Forse in parte, ma l’Italia non ha la colpa più grande, certo influisce, ma non è solo questo.

LFdM: Sai perché ti dico questo? Perché se penso a band come i Lacuna Coil, che tra l’altro hanno iniziato proprio facendo da supporto ai Labyrinth, per esplodere definitivamente si sono dovuti sdoganare oltre oceano: qualche perplessità mi viene.
R: Bravissima, loro hanno iniziato proprio cosi, e io non posso che essere felice per loro perché Cristina è un’ottima cantante, perché sono ragazzi in gamba che sanno fare musica e sono umili. Ma non è l’Italia a non funzionare in quanto Italia: è tutto il sistema che non funziona, sotto tutti i profili e tutti i punti di vista.

LFdM: Però, così facendo, non credi che ci andiamo solamente a perdere? In immagine, in qualità, perché alla fine chi ha più interesse ad investire nel nostro paese? Sai quante band conosco che sono dei mostri, ma che in Italia non vedremo mai perché non vengono distribuiti e non c’è nemmeno l’interesse a farlo. Cosi facendo non si ha nemmeno la possibilità di vederli live, certo che le trasferte costano, ma anche ai fans…
R: Adesso dirò una cosa un po’ pesante ma te la dico lo stesso. C’è una saturazione del mercato, io sono anni che predico questa cosa. Prendila come una provocazione, ma ci vuole una pulizia musicale, anzi artistica. Chi è in grado di fare musica la può fare, il resto faccia dell’altro. Non parlo solo di capacità sonore, parlo di capacità a 360°.

LFdM: Non posso far altro che essere pienamente d’accordo con te. Il guaio è che oggi tutti pensano di avere del talento e se tanto tanto non lo capisci, diventi tu quello sbagliato, come dire, io sono bravo sei tu che non capisci niente. Credo che ci sia molta presunzione in giro. 
Torniamo a te. Penso che tu abbia una delle voci più belle della scena musicale italiana e non solo. Scrivi anche i testi giusto?
R: Sì, dai Labyrinth in su ho scritto tutti i testi, a parte Return to Heaven Denied, Pt. II che li ha scritti Olaf, avendo già scritto Return to Heaven Denied, Pt. I, il resto è tutta farina del mio sacco.

LFdM: E’ più importante un testo o la musica?
R: Adesso ti sgancio una boma: spesso i testi rovinano la musica. Certo, se segui dei gruppi stranieri è giusto cercare di capire il testo, vedere se il mood corrisponde alla musica che stai ascoltando, almeno quando si parla di gruppi immensi. Quindi la mia era una provocazione.
I Queen hanno scritto dei pezzi incredibili, come delle puttanate colossali. Una volta che tu riesci a capire l’essenza, apprezzi molto di più la musica.

LFdM: Nel nuovo disco avremo un Roberto Tiranti a 360° oppure vedremo e, soprattutto, ascolteremo qualcosa di diverso?
R: C'è un po' di tutto. Ovvio c’è il mio passato, il mio presente e ci sarà forse il mio futuro. Per la prima volta sono contento delle cose che ho scritto. Non avrebbe avuto senso continuare a fare metal, visto che avevo forse la migliore band nelle mie mani. Mattia Stancioiu ha suonato un paio di pezzi all'interno, ci siamo divertiti. C’è del rock ma anche tanto di più. Sono veramente soddisfatto.

LFdM: Pensi di essere stato la causa del loro stallo? Parlo dei Labyrinth.
R: No. Non era più il tempo. Abbiamo fatto il tour con i Sonata Artica che non ha portata a niente. Spesso ci siamo sentiti dire, da qualche etichetta, che avevamo un nome ingombrante e che, piuttosto che dare a noi i soldi, preferivano dare visibilità ad un gruppo sconosciuto.
Per me si era concluso un ciclo e per loro forse no. Cosi hanno chiesto a Mark Boals (Royal Hunt, Ring of Fire, Iron Mask, Soul Sign) di entrare nel gruppo ed è andata cosi.

LFdM: Quindi commercialmente è più facile lanciare qualcosa di nuovo che rilanciare qualcosa che è già sentito.
R: Esattamente.

LFdM: Magari col cambio di line up, può creare questa sorta di attesa.
R: Sì, forse. Grazie a lui potranno avere questo interesse. Per cui sarò contento per loro, se lo meritano, Mark è un grande cantante ed un grande professionista, ho avuto modo di collaborare con lui nel 2011 con Shine, il brano scritto per lo tsunami in un progetto a livello internazionale.
Quindi ti ripeto, sono contento. Sono convinto che faranno un ottimo lavoro.

LFdM: Hai collaborato in molti progetti come backing vocals, ti è sempre piaciuto vero?
R: Si assolutamente. Anche nel mio disco solista ci sarà qualche pezzo vocale, solo voci a cappella. Una cosa divertente. Uno dei due brani è una cover, il brano Crazy dei Gnarls Barkley, cantato con Irene Fornaciari e l’altro ho preso spunto da qualche brano del compositore argentino Astor Piazzolla, 22 voci che creano un tappeto armonico sul quale ho inventato una melodia un po’ buffa.
Penso che piacerà.

LFdM: quando lo potremmo sentire il tuo album?
R: Volevo già farlo uscire a novembre, ma ho un ospite che non riesce nei miei tempi richiesti, quindi lo posticiperò, avrei voluto tiralo fuori perché sai quando metti un disco su Music Raiser, uno può pensare che ti sei preso i soldi e te ne sei andato, cose cosi.. va beh comunque adesso sono anche in tour con i Wonderworld quindi dai, vale la pena aspettare ancora un po’.

LFdM: Uh si giusto e con il grande Ken Hensley, indimenticabile tastierista degli Uriah Heep. Il disco dei Wonderworld è uscito il 1 ottobre giusto?.
R: Si, esatto, abbiamo già fatto un paio di date in giro per l’Europa. L’idea è venuta a Ken Hensley, visto che i tempi sono brutti per tutti, è stato fantastico, vendere un pacchetto: io che apro ai Wonderword, ed i Wonder che aprono ai Live Fire, il suo attuale progetto. Cosi ognuno di noi si fa promozione e la gente è contenta perché ha la possibilità di ascoltarsi anche qualche pezzo storico.

LFdM: In italia?
R: Ma figurati, in Italia è un disastro organizzare concerti. Non c’è verso. Abbiamo fatto qualche data ma niente di che, nemmeno in Spagna dove attualmente vive Ken.

LFdM: Sì, ho visto con Michael Monroe. 4 date in Italia avranno tirato su 100 spettatori, nonostante il nome ed i musicisti che aveva al seguito, non c'era quasi nessuno. Mentre se vai all'estero, in qualunque parte non ti dico che fanno sold out ma poco ci manca. E’ una questione di cultura.
R: Se poi capiti per caso ad altre manifestazioni più “popolari” non tiri su niente.
È finito tutto. Una volta si diceva “almeno ci sono i live”, adesso nemmeno quello.....

... il resto...alla prossima puntata!

Roberto Tiranti Facebook page


Nessun commento:

Posta un commento